20 novembre 2018 – CONSIDERAZIONI SUL DDLPILLON 

A più di dieci anni dall’entrata in vigore della legge n.54/2006 sull’affidamento condiviso dei figli nella separazione dei genitori ci si può domandare se essa abbia trovato coerente applicazione nella giurisprudenza o se invece il principio della bigenitorialità in essa affermato sia stato solo apparentemente realizzato, considerato che i figli continuano ad avere una prevalente collocazione con uno solo dei genitori, che di fatto, nella maggior parte dei casi, è ancora la madre.

APN – Associazione Avvocati per Niente onlus

Dall’esperienza pluridecennale dei giudici che si sono confrontati con il principio e con le concrete condizioni della sua applicazione[1] appare evidente che l’intervento giudiziario deve avere come principale obiettivo la salvaguardia dei diritti e degli interessi dei figli tenuto conto delle loro diverse condizioni di età e di situazione familiare. Il principio della bigenitorialità non può essere schematicamente ridotto a regole astratte, determinate da interessi diversi come la rivendicazione di una sorta di diritto “di condominio” sui figli o di interessi economici tra i genitori. 

In questa direzione appare invece orientata una recente presa di posizione di forte critica all’applicazione della legge e di affermazione di una rigida e tassativa “co-genitorialità” proposta con toni polemici (già usati durante l’iter parlamentare della legge n.54), e ora rappresentata nel disegno di legge comunicato alla Presidenza del Senato  il 1° agosto u.s. (ddl n.735 di iniziativa Pillon e altri) 

Questa impostazione non può essere condivisa poiché rischia di sostituire un paradigma rigido di contrapposizione di diritti tra gli adulti alla ricerca della soluzione più conveniente ed utile per i figli che vivono in condizioni diverse, non riducibili a tipologie precostituite. 

A garantire il diritto dei figli di poter contare su entrambi i genitori (prima e dopo la separazione) non può ovviare una nuova legge, piuttosto una trasformazione dei criteri che regolano la vita familiare e sociale nel nostro paese, ancora arretrati rispetto ad altri paesi e con molte criticità in materia di equilibrio e uguaglianza di genere nel campo della cura, degli impegni domestici, lavorativi, sociali. A meno di questo è chiaro che il diritto dei figli viene fortemente trascurato quando essi sono troppo impegnati nelle loro reciproche rivendicazioni e in conflitti duraturi e talora insanabili. 

A questo proposito appare particolarmente significativo il documento, frutto anche di un lavoro della Consulta attiva presso la stessaAutorità, redatto dalla Garante per l’infanzia e l’adolescenza e indirizzataalla Commissione del Senato che ha all’esame il predetto disegna di legge .

Puoi trovare una sintesi dei punti affrontati su qui

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